IL 2/6/22 SI FESTEGGIA IL 76mo. ANNIVERSARIO DELLA REPUBLICA ITALIANA

Alla luce di quanto sopra abbiamo pensato di spiegarvi da dove proviene l’inno nazionale d’Italia - “Inno Di Mameli”.

In sintesi “L'Inno di Mameli”, o "Fratelli d'Italia" dal suo verso di apertura, è un canto scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847.

Il canto è stato scelto come inno nazionale d’Italia provvisorio nel 1946, e finalmente riconosciuto nel 2017come l’inno ufficiale in legge.

Ricerche più approfondite rivelano che “L’Inno di Mameli” è nato nella città di Genova. Scritto dal studente ventenne e patriota Goffredo Mameli, infine musicato a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il cosidetto al tempo “Canto degli Italiani” nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria.

L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, perciò fu quasi naturale che il 12 ottobre 1946 il canto divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.

Il poeta Goffredo Mameli nasce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani e volenteroso partecipante alle manifestazioni genovesi per le riforme.

D'ora in poi, la vita del poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa italiana, e nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano per combattere gli austriaci col grado capitano dei bersaglieri. Dopo collaborando con Garibaldi raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica.

Nonostante la febbre, è sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai francesi. Ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata per la sopraggiunta cancrena, muore d'infezione a soli ventidue anni.

Anche il musicista Michele Novaro nacque a Genova il 23 ottobre 1818, dove studiò composizione e canto a Torino, ottenendo un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano.

Convinto liberale, offrì alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine.

Di indole modesta, non trasse alcun vantaggio dal suo inno più famoso, neanche dopo l'Unità. Tornato a Genova, fra il 1864 e il 1865 fondò una Scuola Corale Popolare, e ha dedicato tutto il suo impegno verso la stessa.

Novaro morì povero il 21 ottobre 1885, e lo scorcio della sua vita fu segnato da difficoltà finanziarie e da problemi di salute.

La testimonianza più nota di come nacque l'inno è quella resa, molti anni più tardi, da Anton Giulio Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Goffredo Mameli.

Barilli era a Torino, in casa di Lorenzo Valerio, anche lui patriota e scrittore di buon nome, facendo musica e politica insieme a Michele Novaro.

Dopodiché entra un nuovo ospite, il pittore Ulisse Borzino, che a un certo punto disse a Novaro, dandoli un foglietto di carta, “te lo manda Goffredo”. Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è, facendoli ressa d'attorno.

“Una cosa stupenda!” Esclama il maestro di musica, e legge dal foglietto con gran entusiasmo ad alta voce, a fine disse in maniera agitata, “Dopo tutti questi anni trascorsi!” Mettendosi a piangere senza poter star fermo.

Novaro si posò al cembalo, coi versi di Mameli sul leggio, e strimpellando, assassinando colle dita convulse quel povero strumento, sempre con gli occhi al foglietto, mettendo giù frasi melodiche, con l'idea che potessero adattarsi a quelle parole nel foglietto di Mameli.

Si alzai scontento di se stesso, si trattenne ancora un po' in casa di Barrili, vide che non c'era rimedio e corse a casa.

Si buttai immediatamente al pianoforte e li tornò alla memoria il motive strimpellato in casa Valerio e lo scrisse su d'un foglio di carta, il primo che le venne alle mani, fu questo l'origine dell'inno Fratelli d'Italia.